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mercoledì 4 dicembre 2024

#StorieRomane: Il fantasma di Cola di Rienzo

Una delle strade più famose di Roma è sicuramente via Cola di Rienzo, pensata nel piano urbanistico proprio per collegare il Vaticano con il centro città. Lasciata la Basilica papale, infatti, la via si immette sul Ponte Regina Margherita, che superato diventa via Ferdinando di Savoia, che affaccia direttamente su Piazza del Popolo.


Ma chi era Cola di Rienzo, personaggio importante al punto da dedicargli una via così importante che in quasi tre chilometri collega i due simboli da sempre legati al Papa e al Popolo? E davvero i romani sono convinti esista il suo fantasma?

Scopriamolo insieme…

Il Trecento è stato un secolo ricco di cambiamenti in Italia, con note famiglie che prendevano sempre più potere, divenendo presto veri e propri fulcri per le città della nostra penisola. Persino Roma non sfuggiva a questo, che vedeva lo scontrarsi tra le famiglie Colonna, Orsini e Caetani al fine di ottenerne il potere.
Quando nel 1305 venne eletto papa Clemente V, originario della Francia, questo decise di rimanere nella sua terra natia, precisamente a Poitiers per tenersi il più lontano possibile da tutte le lotte intestine che si perpetravano a Roma.
Nel 1313 sposta di nuovo la sede ad Avignone, in Provenza, anche se lui e la Curia rimasero nella cittadina di Carpentras, per non ritrovarsi sotto le pressioni del re di Francia. Verrebbe da dirgli che tutto il mondo è paese, insomma.


Ma questo che c’entra con Cola di Rienzo?

Con il Papa lontano da Roma e quindi fuori dai giochi, un certo Nicola di Lorenzo Gabrini, umile e popolano, acquisisce sempre più popolarità.
Nato e cresciuto nel rione Regola – la zona che oggi vede piazza Farnese all’epoca sorgeva a un dito di palmo dai detriti lasciati dal Tevere durante le piene. Va da sé non proprio una zona in – proprio nel periodo in cui Clemente V sposta la sede Vaticana; era figlio di un taverniere ma nonostante le umili origini si appassionò fin da subito allo studio della Roma antica, passando le ore a contemplare le rovine.
A sette anni perse la madre e per questo si trasferì ad Anagni, dove crebbe seguito dai suoi parenti contadini. Nonostante il lavoro, però, riuscì a studiare lettere e latino. Tornò a Roma a vent’anni, a seguito della morte del padre.

Il suo bell’aspetto, la sua intelligenza, le doti comunicative e gli studi intrapresi lo resero popolare e trovò ben presto lavoro come notaio di alti livelli. Fu per il suo lavoro che andò ad Avignone, come ambasciatore del governo popolare di Roma per incontrare papa Clemente VI che, piacevolmente colpito dal Cola di Rienzo – come veniva chiamato a Roma – lo fece diventare notaio della Camera Apostolica, con l’incarico di amministrare le finanze e osservare le competenze legislative e giudiziarie.

I suoi consensi crescono ulteriormente e, come diremmo ora a Roma, je parte ‘aa capoccia.

A seguito da un colpo di Stato da lui stesso organizzato, si impadronisce del Campidoglio e si autoproclama “Tribuno della plebe”. Parla di sottomettere i nobili e restaurare la Repubblica Romana, alla quale era particolarmente legato da studente.

Se il popolo già esulta urlando il suo nome come liberatore degli oppressi, le famiglie nobili dell’epoca rosicano e tentano congiure a suo danno, così scappa a Praga, ma rientra a Roma nel 1354 con la carica di Senatore e commette un grave errore: la sua politica, oltre a essere autoritaria, vede l’innalzamento delle tasse. Il popolo gli volta le spalle e sarà proprio questo il primo passo per il suo tragico destino.

L’8 ottobre dello stesso anno esplode la sommossa popolare – fomentata dai Colonna – e Cola di Rienzo viene a lungo massacrato. Il suo corpo verrà poi trascinato e appeso per due giorni e una notte davanti le case dei Colonna. Il terzo giorno viene spostato al Mausoleo di Augusto (sempre nei territori Colonna) e lì bruciato.
Chissà se la via che porta il suo nome, al momento della sua costruzione pensata per gli appartamenti dei funzionari dello Stato umbertino, sia stata scelta come monito per il lavoro a favor di popolo.

E del fantasma? C’è chi lo ha visto vagare, solo e silenzioso, con gli abiti dell’epoca, per il Campidoglio. Che sia vero o no, io pur girando Roma di notte quando tutti dormono, non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo.

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