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Usi & Costumi

lunedì 21 ottobre 2024

#Libri: Dopo...

Stéphane Allix è un giornalista francese, a lungo reporter di guerra tra Afghanistan e Pakistan. All’improvvisa morte del fratello, avvenuta proprio in Afghanistan, ha cambiato del tutto la sua rotta lavorativa studiando a fondo i misteri e i tabù legati alla morte.


Conduce e scrive i documentari televisivi francesi sul tema, ha fondato l’INREES (Istituto di Ricerca sulle Esperienze Straordinarie), è fondatore e direttore della rivista “”Inexploré” e in Francia è conosciuto per lo più come scrittore di numerosi bestseller sul tema.
Dopo…” è il suo ultimo e, ovviamente, non ho potuto non leggerlo.
 
Un’eccezionale indagine sulla natura della nostra coscienza

- Le Point

Che la morte non esiste mi è sempre stato ovvio fin da bambina. Vedevo realtà strane, ho sempre avuto questi salti temporali improvvisi, dove mi ricordavo di diverse epoche. Ancora oggi, per esempio, se percorro le vie limitrofe a Fontana di Trevi sento e percepisco rumori di cantieri, urla, come se la stessero costruendo. Mi tornano alla mente vecchie canzoni popolari in tedesco, altri profumi e ricordi che sicuramente non possono appartenere alla Francesca del 2024, nata e cresciuta a Roma.
Per non parlare dei contatti con persone che ormai non ci sono più e che lasciano ancora piuttosto sbalorditi i miei amici, anche se mi conoscono da anni e sanno perfettamente che mi capita…

Così ogni volta che posso mi immergo in letture di questo tipo, più che altro per sfidare lo scrittore o il medium di turno, perché credetemi, ne ho visti di ciarlatani, su Tiktok ne è pieno.
Ebbene, quanto raccontato da Allix è così reale nella mia vita che mi sono stupita dell’enorme numero di gente che sperimenta tutto ciò nel proprio quotidiano.

Sembra di sognare, ma la verità irrompe quando nel “sogno” tocchiamo la persona, la avvertiamo, un po’ come il San Tommaso che deve toccare le mani di Gesù per accettare la realtà della straordinarietà.
E ancora, luci colorate che appaiono nel buio più profondo, voci, frasi, sensazioni… tutto che arriva quando non vogliamo o meno ce lo aspettiamo a conferma che questo e quel mondo non sono poi così distanti.

Ciò che vediamo non è reale. L’immagine che abbiamo del mondo è deformata da filtri culturali. Il nostro rapporto con la realtà si basa unicamente sull’analisi mentale, intellettuale, in una parola, sulla razionalità.
E la nostra soggettività? E la forza delle emozioni? E l’intuizione?

Il mondo capitalista di oggi respinge con assoluta arroganza tutto ciò che esula dal materialismo. Si liquida con “follia” quello che è inspiegabile, semplicemente perché senza una spiegazione logica ne abbiamo paura.
Cosa accadrebbe all’umanità intera se accettassimo di essere molto più? Se ci accorgessimo che i nostri cinque sensi servono sì per percepire il mondo che ci circonda, ma non solo quello visibile? Che c’è altro? Nessuno può saperlo, per questo arriva la razionalità a dirci: hey, io ho paura di quello che potrei scoprire, quindi evitiamo.
Ma con una buona dose di educazione anche su questo si scoprirebbe che non c’è nulla da temere, non siamo in un film horror con spiriti pronti a succhiarci l’anima, anzi.

Dall’altra parte si parla di gioia, amore, pace ed è proprio questo che le anime, guide, esseri, angeli – chiamateli come volete – vogliono condividere con noi. Perché tormentarci in questo mondo con dolore, odio, guerre, paura, e abbassare la nostra energia? A che pro?
Ovviamente ho una mia risposta, una mia opinione, ma qui non la dirò. Consiglio solo a tutti la lettura del libro, perché oltre alle esperienze di persone – che variano tra credenti, atei e scettici – vi sono anche spiegazioni da parte di medium e psichiatri.

È importante ricordare che non è la morte a portare la pace interiore, la serenità e la luce. Questi stati dell’essere si sviluppano lungo tutto il corso della vita, giorno per giorno. L’unica cosa che muore davvero è il corpo fisico. I nostri pensieri e le nostre emozioni rimangono tali e quali. Si trasformano solo grazie a uno sforzo consapevole, e non per il semplice fatto di morire.

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