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lunedì 27 novembre 2023

#Cinema&SerieTv: Napoleon - Recensione

Quello che è arrivato nelle sale italiane lo scorso 23 novembre è un film decisamente complesso da analizzare. Ci sono diversi aspetti che non funzionano, tra cui la regia di Ridley Scott incapace di calibrare ciò che si vuol portare in scena.
Ciò di cui stiamo parlando, come è deducibile dal titolo di questo articolo, è “Napoleon” una monumentale opera (sulla carta) dalla durata di due ore e quaranta.

Ripercorrere le gesta storiche di Napoleone, tra conquiste ed esili, non è di certo facile. Forse, però, un ripassino storico avrebbe fatto bene durante la stesura della sceneggiatura di quanto portato sul grande schermo. Scott si perde tra le diverse gesta compiute dall’imperatore francese auto-proclamato e freneticamente cerca di rincorrere la sua stessa vana gloria. Non vi aspettate di accedere alla sala e di vedere un film storico, quanto più uno scontro tra l’Io istrionico del condottiero e le peripezie delle mura domestiche.

Jaquine Phoenix
, non è di certo nuovo alla regia di Ridley Scott, e ancora una volta si prende molto sul serio nel portare i panni del condottiero. Allo stesso modo, Vanessa Kirby dona la severità del suo sguardo alla propria Giuseppina. I due funzionano perfettamente sullo schermo e la loro chimica è frenetica tanto quanto lo è stata la storia del matrimonio tra Giuseppina e Napoleone. Le mura domestiche, in questo modo, restano il centro e il fulcro per poter raccontare la personalità dietro le conquiste. Il problema è che questa dinamica presenta poco mordente e alla fine non si fa altro che fissare il vuoto esattamente come la Kirby fa l’ottanta per cento delle volte in cui sente Napoleone disquisire sui propri sentimenti.

L’ostinata ricerca di fama è il tema principale. L’assoluta cupidigia che governa l’animo del condottiero viene messa a nudo facendo pesare gravosamente tutti i suoi successi negli insuccessi matrimoniali. David Scarpa scrive la storia di un megalomane che non vede altro che la prossima conquista da dover attuare. In questo modo tutta l’intera narrazione ruota intorno alla capacità di autosabotaggio che questo personaggio ha storicamente (o meno) posseduto. Forse in ciò si può rivedere una sorta di simbolismo con alcune delle figure autoritarie della nostra epoca? Chi può dirlo… fatto sta che tutto ciò risuona ridondante e pedante.

Ovviamente, ricoprire tutte le conquiste fatte dall’esercito francese era alquanto complicato. Quindi è stata operata una scelta che viene indecorosamente segnata dalla fretta. Ci si chiede, quindi, come sia possibile fare un film che a tratti presenta un ritmo incalzante tanto da calamitare tutta l’attenzione del pubblico nell’imminente battaglia, ma successivamente si hanno così tanti stop e arresti da far perdere completamente l’interesse? Frenesia unita al tedio, tanto da manifestare i reali problemi registici nel dover gestire troppe informazioni tutte insieme. Ne esce, in questo modo, un pot-pourri infelice.

Le scene di battaglia, la loro atrocità e il loro fervore, vengono splendidamente rese davanti la macchina da presa. L’azione ha un carattere decisamente interessante, ma vacuo davanti alla lunghezza della pellicola. Ciò è dovuto dagli arresti che il ritmo narrativo subisce, lacerando la voyeuristica voglia di assistere all’epicità naufragando nell’insoddisfazione.

“Napoleon” è un film noioso, tanto che a un certo punto si è spinti a voler guardare l’orologio in attesa di veder scritto sullo schermo 1815: data che segna la sconfitta dell’esercito francese. Se ne ha abbastanza di questa figura che in tutta la sua autorità non fa altro che riversare i suoi complessi di inferiorità. Il che è un vero peccato perché non possiamo neanche dire che sia una brutta pellicola, ma solo un tentativo fatto decisamente male.

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