Nello specifico, la Yoshimoto ci presenta la storia di tre personaggi, tutti e tre fermi in un limbo dal quale non possono muoversi. La prima è Terako, una giovane donna che vive una relazione con un uomo, sposato con un'altra in coma vegetativo. La sua migliore amica, Shihori, si è suicidata e lei è scivolata in una spirale di depressione che le ha tolto la forza di vivere. Non lavora, passa il tempo a dormire e quando sta con il suo fidanzato, non fa che pensare alla moglie di lui in un letto di ospedale. Poi qualcosa in lei cambia, un passo alla volta e riscopre la voglia di vivere, di chiudere con il passato e, non senza difficoltà, lascia il mondo dei sogni, in cui Shihori sembra attenderla.
Nell’ultima storia, quella di Fumi, appunto, lei ha passato la vita a odiare la sua rivale in amore, Haru, senza rendersi conto di esserne sempre stata innamorata in segreto. Una ipnosi le permetterà di avere quel riscatto sempre agognato.
Come dice l’autrice stessa, questi tre racconti parlano della notte di alcuni personaggi in una fase di stallo, di empasse, in cui il tempo sembra essersi fermato, impedendo di andare avanti con la loro vita. Non possono andare avanti, tornare indietro è impossibile, quindi si mettono sul bordo della vita, a osservare lo scorrere lento e inesorabile senza poter far nulla. In ognuna di queste storie c’è del vissuto dell’autrice, che ha messo su carta alcune delle esperienze che l’hanno segnata, asserendo anche che con questi racconti accomunati dall’eterna “notte” del sonno profondo possa essere di aiuto a chi si sente un po’ come Terako, Shibami e Fumi.
“Alzarmi presto la mattina, prepararmi e uscire di casa: una cosa apparentemente così semplice, si rivelò terribilmente ardua. […] Qualsiasi cosa facessi, avevo talmente sonno che mi sentivo svenire. […] La sensazione che avrei potuto ricominciare da capo, una specie di speranza, di aspettativa… è difficile spiegare. Era a questo che senza rendermene conto avevo rinunciato.”
La notte, o meglio, il sonno, diventano un torpore della vita, un’apatia verso l’esistenza che sembra così anestetizzare il dolore e il peso dell’esistenza. Terako, Shibami e Fumi sono impotenti e fragili, come può capitare a chiunque nella vita. Il cuore in stand by si traduce nel rifuggire dalla veglia per rintanarsi nella comfort zone del chiudere gli occhi davanti ai problemi reali della vita. Quando, poi, sono costrette a fare i conti con loro stesse, ecco che il sonno sembra allentare la sua presa ferrea, permettendo loro di uscire a riscoprire che la vita non è solo lutto e abbandono, ma c’è sempre una speranza e una possibilità di ritrovare l’equilibrio che pensavano di avere solo nel torpore dei sensi. Ma fino a che non si riconosce il problema, fino a quando non si lavora sulla desolazione interna, è impossibile sentire quell’onda di speranza che la vita ha per tutti.
Come sempre, consigliamo davvero i libri di Banana Yoshimoto perché riescono a entrare in contatto con l’anima di tutti, perché ognuno di noi può trovare se stesso nei suoi romanzi. È come un viaggio spirituale, con la delicatezza di una carezza, ma che aiuta a comprendere se stessi un po’ di più, una pagina alla volta.
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