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sabato 20 novembre 2021

#Eventi: Rimpatriata a Roma - Ritals

Venerdì scorso noi di 4Muses abbiamo avuto la possibilità di prender parte a un evento organizzato dai Ritals, Svevo Moltrasio e Federico Iarlori chiamato “Rimpatriata a Roma” per chiacchierare sulla loro vita a Parigi, dove sono stati per molti anni, e sui loro romanzi.
Per chi non conoscesse i Ritals, noi vi consigliamo di seguire la loro webserie su Youtube, racconta sostanzialmente la storia di due espatriati a Parigi, qui trovate la prima stagione della serie (finita quando sono tornati in Italia due anni e mezzo fa), che ha avuto moltissimo successo.
Finita per lo più Svevo, perché Federico ancora non ha abbandonato il suolo francese, dato che al momento vive a Strasburgo.

Ma cominciamo dall’inizio, che vuol dire “Ritals”? La risposta, ironica, di Svevo è semplice: “Non lo sappiamo neanche noi”, detto con la sua parlata romana. In nostro soccorso, quindi, interviene Federico: “È la contrazione di Réfugiés Italiens, un vecchio modo di chiamare gli immigrati italiani dell’epoca, un modo dispregiativo…a oggi si utilizza in maniera più simpatica…tipo il “terrone” italiano.
Per quanto riguarda l’idea del progetto, i due hanno raccontato di come tutto sia nato un po’ per caso. Appena arrivati, entrambi lavoravano in un call center. Tra una chiacchierata e l’altra, scoprirono di avere il cinema come interesse in comune e decisero di dar vita a una produzione che mal si addiceva al web: si trattava infatti di un film di quasi un’ora.
Le visualizzazioni furono poche, ma molti i commenti che riguardavano la simpatia dei due ragazzi come duo comico. Da lì l’idea: perché non raccontare in pillole, in video più corti, la storia di due espatriati a Parigi? Il primo loro video fu su un argomento che mette tutti d’accordo: il bidet. Divenne virale immediatamente, così decisero di continuare.
E noi ne siamo molto grate.

Per quanto riguarda i libri, Svevo ha scritto “Parigi senza ritorno”, uscito nel 2017, mentre Federico “Se una notte a Parigi, una tedesca e un italiano”, pubblicato esattamente ventiquattr’ore prima del lockdown del 2020.
Una vera fortuna, insomma.
La storia del libro di Svevo è particolare. Va detto che si è sempre sentito in difetto nel non avere un controllo sul percorso del suo romanzo, diversamente dalla webserie dove lui stesso montava, girava, tagliava e scriveva.
Non seguendo con particolare interesse l’iter editoriale, il libro andò fuori commercio, fuori catalogo. I fan, però, continuavano a contattarlo alla ricerca di una copia, ma dato che Svevo non ne aveva neanche una da regalare in futuro per la figlia appena nata, contattò la casa editrice.

Loro mi dissero che c’erano copie in magazzino che sarebbero state bruciate di lì a poco. Le case editrice fanno così, se gli rimangono libri in magazzino li bruciano, che ce devono fa’? C’erano centinaia di copie, così me le hanno vendute a una cifra conveniente e me la sarei vista da solo. Quindi ne ho prese un tot, manco tutte, perché non avevo lo spazio per tenermele. E con grande sorpresa, sono andate via in un pomeriggio con una storia su Instagram. L’ho messa sul drammatico, ovviamente, e ha funzionato. La cosa che mi ha fatto piacere è che pensavo andassero via in un anno. In un pomeriggio le ho vendute tutte. A quel punto ho chiamato la casa editrice, mi sono fatto dare le altre copie e anche quelle le ho finite in una giornata. Noi col web non abbiamo mai un riscontro tangibile dell’interesse del pubblico, poi vedi che la gente butta dei soldi per una cosa tua! Per me è stato molto bello, la casa editrice…ha riconosciuto l’errore e adesso ristampa il libro, ma in formato tascabile

Il tempo impiegato da Svevo per la stesura del suo romanzo, che è un’autobiografia, è stato complessivamente di un mese. E no, non dieci ore al giorno, ma, ammette con una risata, una quindicina di minuti per tre volte alla settimana.
È Federico che ci ha messo quasi un anno.

“Per me è stato più complesso, perché avevo già un blog dove scrivevo della mia vita da papà casalingo, chiamato “Il mammo” dove mi era venuto in mente di parlare di come la vita da genitore faccia schifo [omettiamo la parola esatta] e volevo farci un libro. Dopoodichè l’idea è stata a macerare, fino a quando proposi il libro alla Rizzoli, ma disse che c’erano già due in uscita sulla paternità. Decisi quindi di aggiungere ciccia, di parlare di una famiglia che si divide tra tre nazioni diverse, Italia, Francia e Germania… e la vincitrice è stata la Germania.”

Alla domanda del pubblico “cosa vi manca di Parigi?”, i Ritals hanno risposto in maniera abbastanza diversa. A Svevo non manca nulla, se non gli anni che ci ha passato. Forse solo l’apertura culturale che qui in Italia è un po’ carente. Parlando di cinema, il parigino medio è al pari di un cineasta esperto nostrano. Federico, invece, essendosi trasferito in provincia, avverte un vuoto incredibile. C’è un deserto umano che a Parigi manca. Con due figli, non potrebbe mai tornare a vivere nella metropoli in 40mq, però a Strasburgo ci si sente fuori dal mondo. In provincia manca la cura dell’artigianato, del prodotto locale, uno stile di vita più sano - come succede in Italia -. In provincia ci sono solo grandi catene, dal cibo all’abbigliamento, con bar che chiudono presto o che mancano del tutto.

Riportare la loro ironia a parole non è semplice, ma vi basterà vedere qualche video di Ritals per capire come sono alla mano e simpatici. Speriamo di avere altre occasioni per poter partecipare a dei loro eventi, per il momento vi invitiamo a restare sintonizzati per la recensione di “Parigi senza ritorno”!

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