Marta si desta di soprassalto, la sveglia digitale sembra avere una luce molto più intensa, come un fuoco. Deve ancora abituarsi al buio e mentre lo fa, l’orario diventa nitido. Le 04:04. Si sdraia nuovamente, il cuore le batte in petto. I capelli sono appiccicati al viso, come se avesse corso per chilometri interi, invece di aver dormito semplicemente qualche ora. Non dorme più tanto come prima, non da quando lei è andata via.
Si volta d’istinto verso destra, nel posto che per dieci lunghi anni è stato di Sofia. La mano sfiora quel cuscino che lei non riesce più ad abbracciare e le lacrime cominciano a scorrere lente lungo le guance. Sono passati solamente sei mesi dalla morte della donna che ha amato più di ogni altra, eppure non riesce a capire il modo in cui il tempo è trascorso. Troppo in fretta? Troppo lentamente? O semplicemente… troppo?
Non si era mai posta il problema della vita dopo Sofia, lasciarla era fuori discussione. Era la sua amante, la sua compagna, la sua migliore amica, e da due anni anche sua moglie. Progettavano un futuro, pensavano alla carriera, all’adozione di un bambino… Parlavano di diventare vecchie insieme, si prendevano in giro per l’arrivo dei primi capelli bianchi. Una vita intera, solo immaginata. E la realtà ha strappato la tela di un quadro disegnato solo a matita, nel modo più brusco: un incidente stradale. Lei, Sofia. La donna super attenta, quella che non controllava il cellulare, non metteva alta la musica, per mantenere la concentrazione, è andata via per un automobilista che non ha visto il semaforo rosso. Non era ubriaco, né drogato.
"Semplice distrazione".
Avrebbe voluto strozzare il carabiniere che le venne a dare la più tragica delle notizie. Semplice distrazione lo si dice quando spremi il dentifricio a metà del tubetto, o quando fai cadere un bicchiere a terra. Non per qualcuno che uccide la donna che ami. Ma non aveva la forza per articolare quel pensiero, meno che mai quella di tendere le mani al collo di uno stronzo e premere. E comunque, Sofia non sarebbe tornata in vita.
Ma l’aveva lasciata sul serio? Una settimana dopo la sua morte Marta viveva in due realtà. Nella prima il mondo andava avanti come se nulla fosse. I bambini giocavano al parco, gli uccellini costruivano i loro nidi, la televisione mandava i soliti programmi idioti. Nell’altra, lei rispondeva ai messaggi di condoglianze, scrollava il profilo Facebook di Sofia per ore, fino a quando gli occhi si abbandonavano esausti al sonno.
Poi, piano piano, era come se Sofia le parlasse. Nella loro canzone che lei non poteva evitare. Non aveva più fatto l'accesso a Spotify, odiava ogni canzone, ma era come se tutta Roma ascoltasse “Alta marea” quando lei usciva. Entrava al supermercato e la trovava, il giorno dopo la canticchiava il macellaio, quello dopo ancora la ragazza nella macchina di fianco al semaforo. All’inizio le faceva male da lacerarsi l’anima, ma poi aveva cominciato ad apprezzare quel gesto di Sofia. “Io sono sempre qui”, sembrava dirle.
Poi lei aveva cominciato a parlarle, e in un certo senso, Sofia rispondeva. Sentiva la sua voce tra il vento, leggeva un suo messaggio in un bigliettino trovato casualmente sotto il letto. Ora erano giorni che le parlava in sogno. Marta si chiedeva com’era l’altra parte, se stava bene. E puntualmente, Sofia le rispondeva che era come un altro mondo, con altre città, ma sempre gli stessi uomini. Solo, più pacifici.
Marta guarda nella penombra le pasticche per dormire sul comodino. Le 04:07. Sospira con lo sguardo verso il soffitto che ogni tanto si illumina per i fari di una macchina o di un autobus. Contrariamente a quanto si legge in giro, Roma di notte è tranquilla, ma mai dormiente. Si rannicchia, le mani strette alle ginocchia e avverte una strana sensazione di freddo. Chiude gli occhi, sa perfettamente che non riuscirà più a dormire, almeno può riposarsi.
"Buon anniversario, amore mio".
Sente sussurrare alle orecchie. Riapre gli occhi, le 04:09 del 31 ottobre. Il loro decimo anniversario. Si erano date il primo bacio esattamente alle 04:09 del 31 ottobre 2011, mentre aspettavano l’autobus notturno a Piazza Venezia. Tornavano da una serata in un locale di Trastevere, le aveva fatte conoscere Pietro: quello che poi sarebbe diventato il loro migliore amico e testimone di nozze. Aveva organizzato una festa pre Halloween, tipico di Pietro, ama festeggiare ogni cosa.
Marta ricorda quel bacio come un qualcosa di caldo che penetra nella pelle. Lei aveva freddo e Sofia l’aveva riscaldata. Ma questa sensazione va anche oltre il piano materiale. Marta era fredda con tutti, e Sofia aveva fatto in modo che lei si sciogliesse alla vita.
Lo stesso calore la investe adesso e la spinge di nuovo verso i sogni.
"Se riuscissi a vedere dall’altra parte, scopriresti un altro mondo". E sa che in quell’altro mondo Sofia non sta ancora vivendo del tutto. Marta ha ancora bisogno di lei.
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