Guardare i film di animazione della Disney o della Pixar vuol dire aprirsi a un mondo nuovo di esperienze e a un nuovo modo di inquadrare la realtà. Chi di noi non si è mai soffermato a guardare una stella ed esprimere a essa un desiderio proprio perché da bambini c’è stata dato questo gesto come una speranza per un domani?
I sogni son desideri, dopo tutto, e quanti di noi hanno lottato con le unghie e con i denti per poterli realizzare?
Io lo faccio e il mio sogno parla d’arte. 4Muses, o più in generare lo spazio che sto cercando di ritagliarmi sulla rete, fa parte del mio sogno. Quindi quando ho visto l’ultimo film della Pixar non ho potuto fare a meno di provare un brivido di meraviglia nel vedere in scena come io mi sento quando sono a contatto con l’arte.
Per tanto tempo ho sostenuto di avere la sindrome di Stendhal, conosciuta anche come sindrome di Firenze, proprio perché restavo senza parole davanti a statue, quadri, film, o opere musicali che facevano finire la mia anima in una sorta di dimensione parallela. L’anima in bolla, per l’appunto, come la Pixar ha voluto rappresentare in Soul.
Vivere in un paese che è la culla dell’arte, ma che sminuisce quella stessa arte perché si sostiene che “non ti dà da mangiare” mi è sempre stato molto stretto. Lo ritenevo ingiusto. Ma sapere che invece quella fabbrica di sogni cinematografica che è stata creata da Walt Disney riesce ancora a rendere giustizia alle passioni e all’amore per l’arte mi ha accesa ed emozionata.
Nel film della Pixar lo spettatore ha la possibilità di guardare, con un punto di vista fantastico, esternazione concreta delle emozioni di chi artisticamente riesce a creare. E non importa se tu sia un pittore, un musicista, o un tatuatore: tu stai creando nel momento stesso in cui lasci fluire l’arte che hai dentro di te in qualcosa di unico e talvolta irripetibile. Si entra in una sorta di bolla, come stavo già spiegando, che è in grado di discostarti da chiunque ti circondi. Ci sei solo tu e il tuo obiettivo; tu e la tua passione; tu e il tuo canestro. Una volta approdato nella bolla il mondo esterno non esiste più e tu sei quanto più vicino al sublime, pronto a toccare le tue personali stelle per poter realizzare i tuoi sogni.
Vedere una rappresentazione simile dell’arte e anche dello sport è stata un’emozione unica che dovrebbe far riflettere chi nell’arte non crede. Una simile rappresentazione di un’emozione unica dovrebbe contribuire a far avvicinare chiunque alla creazione della propria bolla perché se tutti riuscissimo ad allontanarci mentalmente dalla nostra realtà per poter avere una maggiore consapevolezza di chi siamo e di cosa ci appassiona. Entrare in quella bolla, infatti, vuol dire riuscire ad apprezzare maggiormente anche chi ci sta intorno perché l’arte e le passioni molto spesso creano quella miccia che ci fa apprezzare la vita. Così si può entrare in empatia con gli altri e riuscire anche a cogliere aspetti del prossimo che non si sarebbero mai potuti cogliere.
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